Tragedia sull’Everest, una valanga uccide 14 sherpa,10 i dispersi

 L’incidente a 5.800 metri sul versante nepalese. Il distacco è avvenuto sotto il campo uno mentre le guide stavano fissando le corde. Messner: «Un incidente sul lavoro»

Articolo di: Cristina Marrone

È la peggiore tragedia mai avvenuta sull’Everest. Quattordici sherpa, guide nepalesi, sono morte e una decina risultano disperse a causa di una gigantesca valanga che si è staccata lungo un percorso utilizzato per arrivare in vetta al monte Everest, sul versante nepalese. Lo rende noto un funzionario del ministero del turismo del Nepal, Krishna Lamsal, spiegando che la valanga si è abbattuta appena sotto al Campo 1 della montagna ad un’altezza di circa 5.800 metri alle 6.30 locali di venerdì, le 2.45 in Italia. Le guide erano uscite presto per preparare la via normale di salita al Tetto del Mondo prima dell’inizio dell’alta stagione, che comincia a fine aprile. Stavano infatti montando le corde fisse destinate a permettere a centinaia di alpinisti di tentare la scalata e l’obiettivo era quello di piantare alcune tende un po’ più in alto. «Abbiamo trovato dodici corpi . Un’altra vittima è stata individuata ma non ancora recuperata. Siamo riusciti a salvare sette persone – ha precisato il portavoce del Ministero per il Turismo, Mohan Krishna Sapkot – ma altri quattro alpinisti sono ancora dispersi». Gli otto sopravvissuti sono feriti in modo grave, due di loro sono stati trasferiti in elicottero a Khatmandu. Ang Tshering, dell’Associazione alpinistica nepalese, ha precisato che la valanga si è abbattuta in un’area soprannominata «campo dei popcorn» lungo il percorso che conduce all’insidioso ghiacciaio del Khumbu. Secondo Elizabeth Hawley, considerata massima esperta mondiale di alpinismo nell’Himalaya si tratta del peggior incidente di sempre sul cosiddetto Tetto del Mondo.

 

Il distacco

Il distacco sarebbe partito dalla parete Ovest della montagna finendo sul Popcorn Field dell’Icefall, la crepacciata che si trova tra il campo base e il campo uno. La valanga, di non sola neve, ma composta anche da grossi blocchi di ghiaccio ha travolto in tutto 25 alpinisti, ma buona parte di loro sono riusciti a mettersi in salvo da soli. Ora, dopo la gigantesca valanga ci sarebbero un centinaio di alpinisti bloccati al campo 1, appena sopra la valanga per la rottura di una delle scale indispensabili per attraversare i seracchi dell’Icefall e non potranno rientrare al campo base fino a quando non sarà allestito un nuovo percorso. Non è la prima volta che si verificano valanghe in quella zona. Nel 2010 proprio una slavina si era abbattuta sul campo uno distruggendo molte tende e provocando vari feriti. Da allora il campo 1 è stato leggermente spostato, ma nel 2012 si è verificato un altro incidente quando un cuoco sherpa è stato travolto ed è rimasto ferito in modo serio alla schiena.

La testimonianza

«Stavo salendo lungo una cascata di giaccio stamattina all’alba – racconta l’alpinista e giornalista Alan Arnette sul suo blog alanarnette.com– quando una valanga si è abbattuta duecento metri sopra di noi. Io ero con il mio incredibile sherpa, Phu Tserin e insieme abbiamo guardato l’enorme nuvola bianca avvicinarsi a noi ed entrambi siamo stati coperti di neve, ma dopo la paura iniziale ci siamo resi subito conto di essere al di sotto della zona d’impatto, lontani dai pericoli». Secondo testimoni oculari la valanga si è staccata all’improvviso, senza dare scampo. «Abbiamo visto stivali che spuntavano dalla neve e siamo riusciti a tirare fuori otto compagni – hanno raccontato alcuni sopravvissuti – ma molti altri sono morti».

«Incidente sul lavoro»

Reinhold Messner, l’alpinista altoatesino che per primo nel 1978 salì sull’Everest senza ossigeno parla di «incidente sul lavoro e non di incidente alpinistico». Le persone travolte dalla valanga «erano lavoratori stradali che preparano le piste per gli operatori turistici». Una tale tragedia era «in qualche modo prevedibile», ha aggiunto Messner osservando che il «turismo alpinistico», in crescita negli ultimi anni, richiede piste preparate sempre meglio. «E gli sherpa si assumono i rischi», molto più alti di quelli dei clienti degli operatori turistici, sottolinea lo scalatore altoatesino. La valanga «ha colpito soprattutto giovani padri di famiglia che vivono di questo» e «pertanto dovremmo chiederci se il turismo alpinistico in queste circostanze sia giustificabile».

Continia a leggere qui -> Tragedia sull’Everest, una valanga uccide 14 sherpa,10 i dispersi – Corriere.it.

Lascia un commento